“Ci impegnamo nel preparare, ogni giorno, piatti curati e pensati per l’ospite più caro”.
In questo periodo straordinario, per ridurre e limitare i contatti tra personale e clientela, abbiamo sospeso tutte le formule degustazione e il lume di candela.
In questo periodo straordinario, per ridurre e limitare i contatti tra personale e clientela, abbiamo sospeso tutte le formule degustazione e il lume di candela.
La cucina del Cucco da sempre è esperimento, ricerca e benessere: dagli antipasti ai dolci, zuppe e brodi, pane e streghine, arrosti e polpette. Piatti semplici ma sempre curati, un mix di cibi che arriva dalla nostra terra, da un’attenzione scrupolosa alla qualità delle materie prime e alla genuinità dei sapori.
Il menu proposto cambia nei giorni e nelle settimane, segue la stagionalità dei prodotti. Il pane, dal profumo inconfondibile, è preparato con lievito madre, la pasta e tutti i prodotti da forno, sono realizzati quotidianamente con farina bio virgo, di nostra produzione, con elementi sempre freschi e di qualità.
Per le occasioni speciali proponiamo una caratteristica torta tutta nostra, delicata e speciale. L’acqua, nel rispetto dell’ambiente, è trattata con microdepurazione. Non manca l’opportunità di sorseggiare un buon vino: abbiamo una piccola selezione di vini regionali, biologici e non, insieme all’immancabile (e ottimo) vino della casa.
I tavoli sono preparati con dedizione e semplicità, apparecchiati sempre con il menu del giorno, una piccola decorazione e, la sera, una candela accesa.
Qui non si mangia solo, ci si rilassa, si riscoprono i gusti dell’infanzia e ci si sente a casa, tra amici.
Apertura Cucina:
La cucina è aperta la sera, dalle ore 19,30, dal lunedì al venerdì.
I Biscotti del Re
I Biscotti del Re, preparati per la prima volta per la visita di Re Vittorio Emanuele III ad Altedo (BO), sono diventati una specialità di questo paese alle porte di Bologna.
Era il 1918 e, a realizzarli per l’occasione reale, fu la signora Tuda Martinelli Pezzoli. Al re piacquero moltissimo, talmente tanto che ne chiese un po’ da mandare a casa ai figli: Tuda accettò e ottenne di poterli chiamare per sempre “I biscotti del Re”. Biscotti più friabili e croccanti dei cantucci, cotti al forno con mandorle spellate, aromatizzati al cedro candito tritato, dal leggerissimo sentore di anice.
Ecco la loro storia:
Durante l’ultimo anno della Grande Guerra (1915-18), esattamente il 6 giugno 1918, il Re Vittorio Emanuele III fece una visita ufficiale ad Altedo, un paesino vicino Bologna.
Sua Altezza Reale, reduce dal fronte nord-orientale, era scortato dal prefetto di Bologna, dal questore, da alti ufficiali dei carabinieri e altre autorità civili. Il corteo, composto da una decina di automobili guidate dalla Fiat color grigio verde del Sovrano, proveniva da Argenta e Molinella, dove aveva sostato. Attraversati poi i centri di San Gabriele, Baricella e Rivabella, giunse alle ore 10,15 ad Altedo, parcheggiò nelle vicinanze del mulino (di proprietà dell’allora sindaco Zeno Pezzali) e tutti, Re compreso, dovettero aspettare che il sindaco scendesse dalla camera da letto.
Si narra infatti che Zeno Pezzoli, il sindaco, non avesse abitudini troppo mattiniere ed evidentemente, anche la visita di un ospite reale, non lo aveva eccessivamente affrettato; comunque un Sindaco di Altedo ha l’invidiabile primato di aver fatto aspettare il Re d’Italia per dormire un pò di più.
Forse per alleviare l’imbarazzo, la signorina Anna Pezzoli, figlia del sindaco, nell’attesa offrì al Re un mazzo di fiori che stava in un vaso sulla tavola, solo che gli bagnò gli austeri pantaloni militari: insomma non c’è che dire, un bel benvenuto!
Finalmente il sindaco scese e il corteo s’avviò verso la Cooperativa Agricola Marsiglia dove ad attenderli c’erano i consiglieri Minozzi, Bignami e Mingozzi. Motivazione ufficiale del sopralluogo era di mostrare al Re le nuove tecniche di coltivazione del riso, coltivazione assai diffusa anche nel vercellese, in particolare l’aratura funicolare in risaia con le apparecchiature mosse, non più da una locomotiva a vapore, ma da motori elettrici; il Sovrano comunque era interessato anche all’operazione di trapianto delle piantine nei vivai. In realtà queste comparse sul territorio nazionale erano programmate per sostenere il fronte interno, certamente depresso, dall’andamento bellico e da acerrime lotte politiche.
Conclusa la visita all’azienda, al Re e al suo seguito, venne offerto un sontuoso rinfresco: nell’occasione la Signora Tuda Martinelli Pezzoli, madre del sindaco, ideò un tipo di biscotto simile alle gallette che i soldati consumavano al fronte. Biscotti dolci e amarognoli, con mandorle, cotti al forno, un poco croccanti.
Al regnante piacquero moltissimo, tanto che pensò di mandarne alla tenuta di San Rossore, dove c’erano i suoi figli. Si rivolse poi alla Signora Tuda chiedendole se avesse gradito, per questi biscotti, il brevetto della Real Casa; lei però rispose che i biscotti erano stati preparati esclusivamente per sua Maestà e non per essere messi in commercio. Prese quindi un tovagliolo, lo riempì di biscotti e legò, all’uso campagnolo, i quattro capi, per i figli del Sovrano. Domandò però l’autorizzazione di poterli chiamare ufficialmente, e per sempre, “I biscotti del Re”.
Questi dolci, dopo ottant’anni, vengono ancora preparati ad Altedo, specialmente per Natale, Pasqua e per la festa delle Orazioni. Sono diventati, assieme all’asparago verde e alle “Streghe della Valle dè Conti”, vere e tipiche specialità altedesi.
I Biscotti del Re, preparati per la prima volta per la visita di Re Vittorio Emanuele III ad Altedo (BO), sono diventati una specialità di questo paese alle porte di Bologna.
Era il 1918 e, a realizzarli per l’occasione reale, fu la signora Tuda Martinelli Pezzoli. Al re piacquero moltissimo, talmente tanto che ne chiese un po’ da mandare a casa ai figli: Tuda accettò e ottenne di poterli chiamare per sempre “I biscotti del Re”. Biscotti più friabili e croccanti dei cantucci, cotti al forno con mandorle spellate, aromatizzati al cedro candito tritato, dal leggerissimo sentore di anice.
Ecco la loro storia:
Durante l’ultimo anno della Grande Guerra (1915-18), esattamente il 6 giugno 1918, il Re Vittorio Emanuele III fece una visita ufficiale ad Altedo, un paesino vicino Bologna.
Sua Altezza Reale, reduce dal fronte nord-orientale, era scortato dal prefetto di Bologna, dal questore, da alti ufficiali dei carabinieri e altre autorità civili. Il corteo, composto da una decina di automobili guidate dalla Fiat color grigio verde del Sovrano, proveniva da Argenta e Molinella, dove aveva sostato. Attraversati poi i centri di San Gabriele, Baricella e Rivabella, giunse alle ore 10,15 ad Altedo, parcheggiò nelle vicinanze del mulino (di proprietà dell’allora sindaco Zeno Pezzali) e tutti, Re compreso, dovettero aspettare che il sindaco scendesse dalla camera da letto.
Si narra infatti che Zeno Pezzoli, il sindaco, non avesse abitudini troppo mattiniere ed evidentemente, anche la visita di un ospite reale, non lo aveva eccessivamente affrettato; comunque un Sindaco di Altedo ha l’invidiabile primato di aver fatto aspettare il Re d’Italia per dormire un pò di più.
Forse per alleviare l’imbarazzo, la signorina Anna Pezzoli, figlia del sindaco, nell’attesa offrì al Re un mazzo di fiori che stava in un vaso sulla tavola, solo che gli bagnò gli austeri pantaloni militari: insomma non c’è che dire, un bel benvenuto!
Finalmente il sindaco scese e il corteo s’avviò verso la Cooperativa Agricola Marsiglia dove ad attenderli c’erano i consiglieri Minozzi, Bignami e Mingozzi. Motivazione ufficiale del sopralluogo era di mostrare al Re le nuove tecniche di coltivazione del riso, coltivazione assai diffusa anche nel vercellese, in particolare l’aratura funicolare in risaia con le apparecchiature mosse, non più da una locomotiva a vapore, ma da motori elettrici; il Sovrano comunque era interessato anche all’operazione di trapianto delle piantine nei vivai. In realtà queste comparse sul territorio nazionale erano programmate per sostenere il fronte interno, certamente depresso, dall’andamento bellico e da acerrime lotte politiche.
Conclusa la visita all’azienda, al Re e al suo seguito, venne offerto un sontuoso rinfresco: nell’occasione la Signora Tuda Martinelli Pezzoli, madre del sindaco, ideò un tipo di biscotto simile alle gallette che i soldati consumavano al fronte. Biscotti dolci e amarognoli, con mandorle, cotti al forno, un poco croccanti.
Al regnante piacquero moltissimo, tanto che pensò di mandarne alla tenuta di San Rossore, dove c’erano i suoi figli. Si rivolse poi alla Signora Tuda chiedendole se avesse gradito, per questi biscotti, il brevetto della Real Casa; lei però rispose che i biscotti erano stati preparati esclusivamente per sua Maestà e non per essere messi in commercio. Prese quindi un tovagliolo, lo riempì di biscotti e legò, all’uso campagnolo, i quattro capi, per i figli del Sovrano. Domandò però l’autorizzazione di poterli chiamare ufficialmente, e per sempre, “I biscotti del Re”.
Questi dolci, dopo ottant’anni, vengono ancora preparati ad Altedo, specialmente per Natale, Pasqua e per la festa delle Orazioni. Sono diventati, assieme all’asparago verde e alle “Streghe della Valle dè Conti”, vere e tipiche specialità altedesi.
La ricetta
Ingredienti (per circa 2kg di biscotti finiti):
2 bicchierini di anice secco;
250gr. di burro;
250gr. di mandorle (intere e spellate);
100gr. di cedro candito (da sminuzzare);
700gr. di zucchero;
7 uova;
1kg di farina;
150gr. di zucchero a velo
Preparazione
Disponete a fontana la farina ben miscelata con il bicarbonato: unite lo zucchero, il burro fuso, le uova e l’anice, in modo da ottenere un impasto omogeneo e piuttosto consistente. Aggiungete le mandorle intere sbucciate e il cedro candito (accuratamente pestato). Lavorate ancora la pasta affinché il tutto sia distribuito in modo uniforme. Formate poi dei pani schiacciati, lunghi circa 35cm, larghi 5cm e dello spessore di circa 2cm.
Portate in forno a 180°C per circa 20 minuti (attenti a non cuocerli troppo!).
Sfornate e lasciate raffreddare bene. Tagliare i pani a fette di mezzo centimetro in modo trasversale (a “becco di luccio”) per formare i biscotti. Rimetteteli allineati a forno caldo per 3/4 minuti e toglieteli ancora chiari. Una volta tiepidi, cospargeteli di zucchero a velo, usando un colino da brodo.
Questo biscotto si mantiene nel tempo se conservato in un recipiente ben chiuso (ad esempio una scatola di latta), dove viene ordinato a più strati e spolverizzato, abbondantemente, con zucchero a velo. La scatola originale è quella di latta di un tempo.
Orari di apertura
Indirizzo
Via Nazionale, 83
Ingresso da via Carlo Tosatti (perpendicolare di via Pellicciari)
40051 – Altedo di Malalbergo (BO)
CIN IT037035B5IOYKBY3Z – C.I.R. 037035-AG-00001
Orari di apertura
Il ristorante è aperto la sera
dal lunedì al venerdì.
Il ristorante è chiuso il sabato e la domenica mentre
l’albergo è aperto tutta la settimana.
Indirizzo
Via Nazionale, 83
Ingresso da via Carlo Tosatti (perpendicolare di via Pellicciari)
40051 – Altedo di Malalbergo (BO)
CIN IT037035B5IOYKBY3Z – C.I.R. 037035-AG-00001